Se volete vedere qualche altra foto di Giorgio Lotti, visitate il suo sito. La storia con cui voglio incominciare ha per protagonisti due figure importanti, rispettivamente, nel mondo della letteratura e della fotografia. Il primo è Eugenio Montale (1896-1981), il grande poeta italiano che, a cavallo tra due epoche, ha saputo interpretare «i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni»; il secondo, Giorgio Lotti (1937- ) è uno dei più noti fotografi italiani, collaboratore di diverse testate giornalistiche e riviste, ritrattista di molti personaggi noti, tra cui proprio Montale.
Nel 1975 le loro strade si incrociano per dare vita a quello che ritengo essere uno dei momenti più “umani” della storia del fotogiornalismo. Lotti è a casa di Montale per realizzare un servizio fotografico, quando il telefono del poeta suona e questi si apparta in una stanza vicina per rispondere. Lotti non conosce il motivo e nemmeno il contenuto della conversazione che lo scrittore sta intrattenendo, ma può vederne la reazione e le molteplici espressioni che gli si dipingono sul viso, di attenzione, gioia e poi, progressivamente, quasi incredulità. Per questo il fotografo decide di montare sul proprio corpo macchina una focale lunga e di eseguire una serie di scatti in sequenza, ritraendo il vortice di sensazioni che si stava dipingendo sul volto di Montale. Era il 1975. Eugenio Montale aveva appena vinto il Premio Nobel per la Letteratura.
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Silvia MazzuccoStudentessa di Lettere Moderne e fotografa per passione. Archives
May 2019
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