Da fotografa alle prime armi e spesso del tutto sprovveduta quale sono, mi è capitato di interrogarmi su divieti e restrizioni nel campo della fotografia e della sua diffusione. Per quanto riguarda la ritrattistica, ad esempio, è noto a tutti che per pubblicare l’immagine di una qualsiasi persona (illustre sconosciuto che sia) sia necessaria una sua autorizzazione - ed è anche comprensibile - ma ho scoperto che esistono altrettante restrizioni anche nel campo dell’architettura e dell’arte in generale, con influenze, quindi, su tutti i generi di fotografia che con queste hanno a che fare. Proverò a raccontarvi quello che ho capito da una breve fase di documentazione, con la premessa che, non essendo un’esperta in diritto, potrei riportare delle inesattezze: vogliatemi bene lo stesso! Qualsiasi forma di espressione artistica, sia essa letteratura, musica, pittura, ma anche architettura, è tutelata, in quanto frutto di un lavoro intellettuale, dalla legge sul diritto d’autore, che impedisce la riproduzione di tali opere nel caso in cui l' artefice sia ancora in vita o sia morto da meno di settant’anni. Nel caso in cui io fotografassi, ad esempio, la Biosfera al Porto di Genova, realizzata da Renzo Piano, e pubblicassi la mia immagine senza avere alcuna autorizzazione, e nella maggior parte dei casi, senza aver pagato una “tassa”, violerei i diritti d’autore. Lo stesso discorso vale per tutto ciò che è considerato un bene culturale: sebbene il “progettista” del Colosseo sia morto da un lasso considerevole di tempo, quindi, varrà lo stesso discorso dell’esempio che vi facevo prima. Per ovviare a questo inconveniente, che effettivamente limiterebbe un’altra libertà intellettuale, cioè quella del fotografo stesso, diversi Paesi hanno legiferato sulla cosiddetta libertà di panorama, «una limitazione del diritto d’autore che consente di scattare e riprodurre fotografie di edifici, opere e luoghi pubblici senza infrangere il diritto d’autore di alcuno» (fonte: Wikipedia). La libertà di panorama, come accennavo sopra, è una norma che agisce a livello locale, quindi ogni Stato può decidere se adottarla o meno e in che misura. Già a livello europeo sono molti i Paesi che concedono di fotografare senza alcun vincolo tutti gli edifici altrimenti soggetti a restrizioni e tanti addirittura estendono questa libertà alle opere d’arte. Anche gli Stati Uniti hanno recentemente accantonato alcuni divieti in materia e nel gennaio di quest’anno è stato presentato l’Ansel Adams Act, partendo proprio dall’idea che imporre dei limiti alla possibilità di effettuare fotografie equivale a limitare una libertà d’espressione. L’Ansel Adams Act, che prende il nome dal pioniere della fotografia paesaggista, vorrebbe rendere l’attività dei fotografi il più possibile libera da vincoli di qualsivoglia natura e sembra dare un’importanza quasi superiore al copyright di questi ultimi piuttosto che a quelli degli autori stessi delle opere. «E l’Italia?», vi chiederete voi: nel nostro Bel Paese la questione non è del tutto chiara, tanto che nel 2007 l’editorialista Luca Spinelli sollevò una vera e propria inchiesta, seguita da un’interrogazione parlamentare. Nel 2008 è stata dichiarata dal governo una sostanziale presenza della libertà di panorama, in nome del principio per cui qualsiasi comportamento che non è vietato da una norma è da considerarsi lecito. Lo stesso Spinelli diede una sua controbattuta, considerando erronea questa risposa, perché una norma che vieta questo comportamento esiste, ed è proprio quella sul diritto d’autore. Il risultato è che chiunque in Italia continua a fotografare architetture e beni culturali (che coprono, poi, una larga fetta di ciò che non è più protetto dai diritti d’autore) e a pubblicare le proprie immagini mentre, dall’altra parte, molti enti si sono fatti grossi della legge sul copyright e hanno diffidato parecchi siti internet dal pubblicare immagini che riguardassero le opere da loro tutelate (è eclatante il caso della diffida inviata dalla Soprintendenza per il Polo Museale di Firenze a Wikipedia, con cui è stata richiesta la rimozione di tutte le fotografie raffiguranti le opere contenute nei Musei del capoluogo toscano). Usando uno di quei luoghi comuni che odio, ma che qui calza davvero a pennello, potrei dire che la questione è stata affrontata abbastanza “all’italiana” È chiaro che limitazioni come queste, mirate in linea di principio a tutelare gli interessi di autori e curatori, produrrebbero, se applicate pedestremente, più danni che benefici, soprattutto in un Paese come il nostro che fa della propria immagine artistica uno dei suoi cavalli di battaglia. Chiunque infatti, prima di scegliere la meta di una vacanza, di partire per un viaggio o pianificando una gita, dà un’occhiata alle foto pubblicate sul web, la maggior parte delle quali è stata scattata da fotoamatori che dubito si siano informati, o siano semplicemente consapevoli, delle leggi sui diritti d’autore. Ma è indubbio, e parlo anche per esperienza personale, che, passate le immagini “da copertina” presentate sui siti ufficiali, gli scatti dei singoli utenti offrono prospettive diverse e, a volte, uno sguardo più realistico sul luogo che stiamo per visitare. Infine, data proprio la bellezza della nostra Penisola, il vero reato sarebbe proprio vietare a tutti gli appassionati, professionisti ma anche amatori o semplici turisti, di divertirsi immortalando questo o quel palazzo storico, un’architettura particolare o dei suggestivi giardini. L’ha capito l’Europa Centrale, l’ha capito l’America: a concedere una libertà di espressione il più possibile ampia (per quanto rispettosa di alcuni principi di base) ci guadagnamo davvero tutti. Vuoi saperne di più? Continua ai link qua sotto:
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Silvia MazzuccoStudentessa di Lettere Moderne e fotografa per passione. Archives
May 2019
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