Per la mia prova-prodotto ho scelto un fotolibro in formato quadrato (28x28 cm), con copertina lucida, completamente personalizzabile (su cui ho deciso di stampare il mio logo in nero, lasciando il fondo bianco) e imbottita, opzione molto utile per aggiungere spessore a un libro che non avrà molte pagine, come nel mio caso (26). Il costo del prodotto finito, spedizioni incluse, è stato di circa 60€, ma grazie al mio buono ho dovuto pagare solo la differenza. La progettazione e composizione delle pagine interne sono davvero semplici, grazie al software scaricabile sul sito di Saal Digital, che permette di gestire gli ordini di qualsiasi tipo di prodotto. Nel caso dei fotolibri, una volta scelte tutte le caratteristiche, si aprirà una finestra in cui sarà possibile disporre foto ed eventuali testi liberamente o, in caso di difficoltà, attivare l'opzione "layout automatico", che organizzerà autonomamente le fotografie inserite in ciascuna pagina. L'interfaccia, inoltre, fornisce informazioni sulla qualità di ciascuna foto caricata, in modo da rendersi conto del loro aspetto una volta stampate. Tutte le pagine sono personalizzabili, comprese la "seconda" e la "terza di copertina", cioè la parte interna alla copertina stessa. Per quanto riguarda il supporto, ho optato per la carta artistica, molto simile alla carta fine-art su cui adoro stampare i miei scatti sempre su Saal. Di questa carta mi piace soprattutto la texture, il punto di bianco e la totale assenza di riflesso. La resa cromatica è spettacolare, fedele all'anteprima su monitor (anche se, per questo, è fondamentale anche curare la calibrazione dello schermo) e i colori spiccano davvero bene.
La mia esperienza con Saal Digital, quindi, merita sicuramente un 10 e lode. Ordinerò sicuramente ancora da loro e consiglio i loro prodotti a chiunque voglia stampare le proprie fotografie con un'attenzione particolare a qualità e materiali.
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Pannelli di legno da cui far nascere disegni incredibili, bombolette di colore ovunque, l'odore della vernice spray, musica, cibo e intrattenimento: il mio primo weekend di ottobre è stato riempito da tutte queste cose, a Terruggia, un paese sulle colline del Monferrato vicino alla mia città, in cui un gruppo di writers ha organizzato, per la seconda volta, un Graffiti Festival. Per chi mi conosce dal punto di vista "fotografico", sa che il genere street mi affascina non poco e questa è stata una buona occasione per mettermi in gioco con qualche scatto diverso e pieno di colore. Entrare nella piazza del paese e vederne una buona metà circondata da pannelli su cui i writers stavano realizzando i loro graffti è stato veramente uno spettacolo per i miei occhi e una gioia per il mio spirito da fotografa che vedeva ovunque scatti stupendi da realizzare. La giornata di domenica, poi, è stata piena di altri eventi, prima tra tutti una maratona fotografica a cui ho partecipato (che è anche il motivo per cui alcuni dei miei scatti non saranno subito pubblicati, ma abbiate pazienza...), poi spettacoli per bambini, il pranzo cucinato dalla Pro Loco e da altri locali del paese, esibizioni di vari artisti, il tutto accompagnato dalla musica e dalle risate dei partecipanti. Vi metto qui sotto una piccola anteprima delle mie foto, per il resto, visitate la mia Gallery! Andatevi a guardare anche la pagina Facebook di Writerruggia Graffiti Festival!
Qualche domenica fa sono ritornata al Museo del Cinema di Torino (ospitato all'interno della Mole Antonelliana), per fare un ripasso propiziatorio prima del mio esame di Storia e Critica del Cinema. In realtà non ero molto in giornata per scattare delle fotografie, ma era da un po' che volevo sperimentare la lunga esposizione con i soggetti in movimento, quindi, mentre risalivo la rampa che costeggia le pareti interne della cupola, ho provato a fare qualche esperimento con l'ascensore panoramico che passava al centro dell'Aula del Tempio per portare i visitatori alla terrazza panoramica. Quello che ho inserito qui sopra è lo scatto meglio riuscito: con Lightroom ho portato la foto in bianco e nero e ho aumentato l'esposizione, per dare un effetto high-key e provare, accentuando le geometrie sullo sfondo, a focalizzare l'attenzione sul movimento dell'ascensore. Il risultato non mi dispiace, per essere la mia prima prova, ma con il senno di poi avrei allungato ancora un po' il tempo di posa per vedere che effetto avrebbe dato una scia più accentuata, anche se, a questo livello di mosso, si distinguono ancora bene le persone all'interno dell'ascensore e questo mi piace molto.
Mi affascina il tema della resa del movimento in fotografia e credo che uno dei miei progetti futuri sarà quello di condurre qualche esperimento in questa direzione: fatemi sapere che cosa ne pensate! Tank Man - Jeff WidenerQuello di Jeff Widener è il più famoso tra i diversi scatti che hanno immortalato questo momento della protesta di Piazza Tienanmen a Pechino, il 5 giugno 1989; il giorno prima l'esercito cinese aveva iniziato a reprimere la dimostrazione. La fotografia è stata scattata da Widener dal sesto piano di un hotel della capitale cinese e ritrae un uomo che, in piedi davanti a una fila di quattro carri armati, ostacola il loro passaggio operando la resistenza passiva. Poco si sa dell'uomo protagonista dell'immagine: l'ipotesi più accreditata è che si trattasse di uno studente di 19 anni, ma non ci sono mai state notizie ufficiali e confermate sulla sua identità. Sono diverse anche le versioni sulla sua vita dopo il 5 giugno 1989: alcuni ipotizzano che sia stato giustiziato poco dopo il fatto o che sia stato a lungo incarcerato, alcuni testimoni riportano di averlo visto mentre la polizia lo arrestava e lo portava via, mentre ci sono anche versioni secondo cui egli sarebbe sopravvissuto. Al di là dei problemi di ricostruzione storica, questo scatto restituisce un momento di grande coraggio e affermazione del senso di giustizia, resi possibili solo dallo strenuo attaccamento di un uomo ai suoi ideali e alle sue convinzioni Raising the Flag on Iwo Jima - Joe RosenthalJoe Rosenthal ha scattato questa fotografia il 23 febbraio 1945, durante la battaglia di Iwo Jima della Seconda Guerra Mondiale. Sono ritratti sei militari statunitensi mentre issano la bandiera a stelle e strisce sulla vetta del monte Suribachi, roccaforte giapponese appena conquistata. L'immagine riscosse molto successo, diventando l'icona della propaganda statunitense per sostenere lo sforzo bellico della Nazione, e ne portò altrettanta al suo autore, che vinse il Premio Pulizer per la fotografia nello stesso anno. La foto di Roesenthal, inoltre, è stata presa a modello per la realizzazione scultorea del Marine Corps War Memorial, a Washington. Young girl with flower in a demonstration against the war in Vietnam - Marc RiboudIl fotografo francese Marc Riboud immortalò questa scena a Washington D.C. il 21 ottobre 1967, durante una manifestazione contro la guerra in Vietnam, realizzando una delle immagini più famose nel contesto delle manifestazioni pacifiste. Lo scatto ritrae una ragazza, Jan Rose Kasmir, con un fiore in mano e uno sguardo dolce, in piedi davanti a una fila di soldati con il compito di controllare la dimostrazione. In un'intervista, Riboud ha commentato la foto dicendo: «Stava solo parlando, cercava di catturare lo sguardo dei soldati e forse di avere un dialogo con loro. Ho avuto la sensazione che i militari fossero più spaventati di lei di quanto lei stessa lo fosse delle loro baionette». D-Day - Robert CapaQuesta fotografia è stata scattata da Robert Capa, reporter ungherese passato alla storia per aver testimoniato, con le sue immagini, diversi conflitti, tra cui la Seconda Guerra Mondiale. Il 6 giugno 1944 partecipò allo sbarco alleato a Omaha Beach, in Normandia, e lo documentò con 106 fotografie, la maggior parte delle quali andò distrutta a causa di un errore tecnico nel laboratorio fotografico del Life a Londra: lo scatto qui a fianco è uno degli undici superstiti, etichettati come «The Magnificent Eleven». Le immagini di Capa furono pubblicate dal Life il 19 giugno 1944 e sotto alcune di esse appariva una didascalia: «slightly out of focus», leggermente fuori fuoco, frase che lo stesso Capa scelse come titolo per un suo racconto autobiografico della sua esperienza sui campi di battaglia. Segregated Water Fountains - Eliott ErwittEliott Erwitt è un artista dalle molte sfaccettature. A voler considerare solo una parte della sua produzione, sembra essersi votato al disimpegno e alla leggerezza (è famosa la sua predilezione per i cani come soggetto fotografico, cui ha dedicato quattro libri, ma sono noti anche i suoi scatti a Marylin Monroe o quello famoso del bacio riflesso nello specchietto), ma Erwitt è in realtà fotografo dell'assurdo, dell'incoerenza e induce alla riflessione non con la retorica, con la pesantezza di chi sa di avere molto da raccontare, ma mettendo davanti ai nostri occhi situazioni quotidiane nelle loro più evidenti contraddizioni. È questo il caso dell'immagine qui a fianco, frutto dell'essere al posto giusto al momento giusto di cui egli stesso ha parlato spesso, diventata invece il manifesto delle lotte contro la segregazione razziale senza mai aver ambito ad esserlo. Erwitt la scatta nel 1950, durante una sosta in un bagno pubblico del North Carolina, dove era andato a visitare un amico. In un'intervista a Mario Calabresi, per il suo recente volume, A occhi aperti, il fotografo commenterà così questa istantanea: «Lo stesso tubo, la stessa acqua, una però è raffreddata e l'altra no. Un erogatore è moderno, l'altro è vecchio e scrostato. Era tutto così terribilmente chiaro». |
Silvia MazzuccoStudentessa di Lettere Moderne e fotografa per passione. Archives
May 2019
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