Dopo un'intensa e il più possibile rigorosa sessione di esami la mia creatività ha bisogno di sfogarsi. Questa volta mi sono indirizzata su un progetto che fosse in parte anche fotografico e ho deciso di creare dei portafoto in legno che ricordassero delle Polaroid, su cui ho trasferito alcune mie fotografie still-life. Per farmi tagliare i pannelli di MDF (un derivato del legno, più leggero - credo - del compensato) che hanno fatto da base per il mio lavoro ho cercato le dimensioni delle vecchie Polaroid e delle nuove pellicole istantanee verticali (che hanno più o meno il formato di un biglietto da visita) e ho scelto delle misure che ne rispettassero le proporzioni: 9x11 cm le piccole e 10x16 cm le più grandi. Ho fatto anche tagliare una base da un listello in legno (non mi ricordo benissimo le dimensioni, ma mi sembra 6x6 cm per i pannelli piccoli e 7x6 cm per quelli grandi, entrambi da listelli alti 4 cm), su cui ho fatto anche fare una scanalatura di 4mm (lo spessore dell'MDF) inclinata di circa 15-20 gradi. Per quanto riguarda le immagini, come vi anticipavo, ho scelto delle mie foto scattate un po' di tempo fa e ho deciso, visto che avevo in mente di mettere tutti i quadretti in un ambiente unico e abbastanza vicini tra loro, di creare una sorta di "serie" fotografica con lo stesso soggetto ripreso da inquadrature diverse. Per la tecnica che ho usato, di cui spiegherò bene tra poco, ho dovuto stampare le immagini a laser su normale carta da fotocopie, capovolte come se fossero state riflesse allo specchio. Entriamo nel vivo dell'operazione: ho steso innanzitutto un paio di mani di primer bianco con una pennellessa non eccessivamente grande. Un primo accorgimento riguarda la qualità del pennello, che deve essere abbastanza buona per non lasciare troppe righe nella stesura del colore: qualcuna va bene, perché per questo tipo di lavoro non mi piace che la superficie sia troppo levigata e curata, ma un'eccessiva irregolarità del supporto danneggerebbe il lavoro. Dopo aver lasciato asciugare, ho ritagliato le immagini e ho segnato a matita i punti in cui avrei dovuto incollare i vertici superiori, per essere sicura di andare dritta. A questo punto ho preso il Transfer Gel per superfici solide (io ho usato quello di Stamperia, ma ce ne sono diversi in giro) e l'ho steso con cura sul lato stampato delle fotografie - è importante che il gel ricopra uniformemente l'immagine, perché, nel caso mancasse in qualche punto, lì l'immagine non sarebbe trasferita. Appena finito di stendere il prodotto ho fatto aderire la parte bagnata del foglio alla mia tavoletta: rimane così verso l'esterno il lato bianco del foglio, ma è giusto così ed è per questo che l'immagine va stampata capovolta specularmente. È importantissimo accertarsi che non ci siano bolle d'aria sotto la superficie della carta, sempre perché in questo caso l'immagine non sarebbe trasferita, e per questo vi consiglio di spendere qualche minuto a "massaggiare" la carta incollata, per spingere fuori tutte le bolle. Un'altra cosa da tenere a mente è che, appena la fotografia tocca il pannello, il gel inizia subito a lavorare trasferendo il colore ed è quindi molto rischioso staccare il foglio per riposizionarlo (anche per questo conviene segnarsi prima dei riferimenti a matita). Dopo mezz'ora il gel è completamente asciutto e può iniziare la parte più divertente del lavoro: bisogna, infatti, bagnare poco per volta delle porzioni di foglio e iniziare a rimuovere tutta la carta con una leggera pressione del dito, con un movimento circolare. Già applicando l'acqua inizia a vedersi l'immagine trasparire sul fondo, ma, man mano che si rimuove la carta, la foto risalterà sempre di più. Durante questa fase è necessario prestare una particolare attenzione ai bordi, che "saltano via" facilmente, come potete vedere anche dagli esempi che sto inserendo: in realtà non mi dispiace troppo che questo aspetto un po' rovinato, ma mi è capitato di dover rifare completamente uno dei primi quadretti perché partendo dal lato si è staccato via un buon terzo della fotografia. A una prima passata ci si porta via buona parte della carta e il lavoro appare già abbastanza definito. Lasciando asciugare, però, il tutto ritornerà un po' biancastro, perché effettivamente rimane lo strato più vicino alla parte trasferita, che è il più difficile da rimuovere. Per aiutarmi in questa fase ho messo i pannelli direttamente sotto il rubinetto, facendo uscire solo un filo d'acqua, e continuando a "spellare" il tutto. Dopo aver lasciato di nuovo asciugare bisogna valutare il risultato: se non siamo ancora soddisfatti possiamo continuare a bagnare e a rimuovere la carta, avendo cura di essere sempre più delicati man mano che aumentano le passate, mentre, se il tutto ci piace, possiamo passare una o due mani di vernice protettiva (io la preferisco opaca, ma c'è anche lucida). Quando tutto è fermo e perfettamente asciutto (quante volte avrò scritto "asciutto"?! - però è importantissimo!) si possono incastrare i pannelli nelle loro basi e posizionare le nostre composizioni dove più ci piace. Trovo questo progetto un modo originale per valorizzare i nostri scatti, sia che abbiano finalità puramente "estetiche", come i miei, sia che rappresentino momenti da ricordare o siano scatti a cui siamo particolarmente legati. Si tratta anche di un'idea regalo fai-da-te molto bella e dall'aspetto essenziale e abbastanza riproducibile "in serie". Mi spiace di non aver fatto delle fotografie passo-passo di tutte le varie fasi, ma mi è venuto in mente solo dopo che da quello che stavo facendo avrebbe potuto venir fuori - mi auguro - un post interessante per il mio blog. Spero comunque di essere stata abbastanza chiara e, nel caso qualcuno di voi fosse interessato a fare qualche esperimento, vi inserisco il link a un tutorial su Youtube.
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Silvia MazzuccoStudentessa di Lettere Moderne e fotografa per passione. Archives
May 2019
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